Contratti pubblici: i sindacati strappano un’intesa per aprire le trattative all’ARAN

Dopo un inizio difficile, le organizzazioni sindacali e Governoconcordano alcuni punti fermi su cui aprire il negoziato sul rinnovo dei contratti nel pubblico impiego e del comparto istruzione e ricerca.

Si è da poco concluso il confronto tra il Ministro Marianna Madiae le organizzazioni sindacali confederali che hanno condiviso un testo per avviare il rinnovo dei contratti pubblici.
Questi sono i punti qualificanti dell’intesa:

  1. un nuovo sistema di relazioni sindacali che impegna il governo a promuovere un intervento legislativo a favore della contrattazione al fine di ripristinare un giusto equilibrio tra legge e contratto. Questo per i nostri comparti vuol dire rivedere le leggi Brunetta e la legge 107/15 per riportare nell’alveo del contratto: salario accessorio, organizzazione del lavoro, formazione, mobilità;
  2. criteri e regole definite in sede contrattuale su valutazione e valorizzazione professionale del personale di tutte le pubbliche amministrazioni;
  3. un aumento non inferiore a 85 euro medi mensili nel triennio 2016-2018. Prima della sottoscrizione dei contratti è prevista la verifica con il governo al fine di garantire che i redditi più bassi non perdano con l’aumento contrattuale gli 80 euro del bonus fiscale;
  4. la previsione di norme specifiche al fine di liberare la contrattazione di 2° livello dai vincoli normativi e legislativi che oggi la limitano. Ciò al fine di estendere la contrattazione decentrata su più materie e con l’utilizzo pieno delle risorse disponibili anche per migliorare l’efficacia dell’azione amministrativa e la qualità dei servizi;
  5. rinnovo dei contratti a termine in scadenza e introduzione di apposite norme per superare il lavoro precario disciplinato dalla legge di riforma della pubblica amministrazione (università e ricerca);
  6. estensione del welfare integrativo.

L’intesa riguarda tutti i lavoratori delle pubbliche amministrazioni e i comparti di contrattazione pubblici, compresi scuola, università, ricerca e AFAM.

Adesso è necessario aprire rapidamente i tavoli contrattuali all’ARAN, previa definizione degli atti di indirizzo da parte del MIUR.

Roma 30/11/2016

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Convocazione assemblea del personale ISSIA

A tutto il personale ISSIA – Bari

p.c. Al Direttore ISSIA – Dr. Massimo Caccia

p.c. Alla RSPP

Dr.ssa Tiziana Rafaschieri.

 

Oggetto: Organizzazione del lavoro presso l’ISSIA e rapporti con la Direzione.

 

Care/i colleghe/i,

a seguito di una richiesta di convocazione assemblea da una parte del personale ISSIA, oltre ad una serie di segnalazioni individuali rivolte alle scrivente RSU di Bari.

La scrivente RSU, convoca l’assemblea del personale ISSIA, per lunedì 28 novembre presso l’Area di Ricerca – Sala Congressi – 1° piano, dalle ore 14.30 alle ore 16.30, per discutere del seguente Odg:

  • Organizzazione del lavoro presso l’ISSIA e rapporti con la Direzione

Con la presente, si comunica alla Direzione, che tutto il personale strutturato ed a t.d., risulterà in permesso ore assemblea.

Distinti saluti.

 

Bari il 21/11/2016                                                                                                                                                                                                                                                         Il coordinatore RSU – Bari

GIOACCHINO CARELLA

TRATTATIVA DECENTRATA DIREZIONE ICCOM – RSU BARI E OO.SS. del 1 aprile 2016

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Il Consiglio dei ministri approva il decreto “sblocca enti” ma è il Tesoro a dettare le politiche della ricerca

Le norme più innovative della delega rischiano di risolversi in un nulla di fatto o peggio in un boomerang per le amministrazioni e il personale.

27/08/2016

Il mondo della ricerca attendeva da mesi il decreto legislativo in applicazione della delega contenuta nell’art.13 del D. Lgs 124/15. Lo schema è stato approvato, in prima lettura, il 25 agosto dal Consiglio dei Ministri.
Da Palazzo Chigi è stato evidenziato tra le principali novità introdotte che “gli Enti che hanno risorse per farlo potranno assumere liberamente, entro il limite dell’80% del proprio bilancio. L’unico vincolo sarà il rispetto del budget. Una novità assoluta e molto attesa.”

E’ vero infatti che la liberazione di risorse per assumere nuovo personale, stabilizzare quello precario e valorizzare il lavoro che si svolge negli Enti di Ricerca è senza dubbio la priorità per il mondo della ricerca.
Ma dalle parole del Ministro si evince che, oltre al rispetto del limite dell’80% delle spese, gli enti per assumere un ricercatore, dovranno anche attendere che un altro che vada in pensione (questo significa il turn over al 100%), come già accade attualmente. Quindi non ci sarebbe nessuna possibilità di “assumere liberamente”, anzi il sistema della ricerca si troverebbe davanti a un vincolo aggiuntivo (quello dell’80%).

L’assoluta e attesa novità – che era in discussione – sarebbe stata la possibilità di investire liberamente le risorse dei propri bilanci per assumere personale di ricerca solamente nei limiti di quell’ 80% richiamato nel comunicato stampa. Ma a quanto sembra questa novità tanto attesa non è arrivata. Evidentemente non c’è teoria sulla rilevanza produttiva degli investimenti in ricerca che tenga di fronte alla ragione superiore dell’”invarianza di spesa” per le riforme pubbliche.

In sostanza al di là delle dichiarazioni roboanti alle quali questo governo ci ha abituato, le prime informazioni che arrivano sul provvedimento ci consegnano un quadro piuttosto deludente rispetto alle indicazioni contenute nella delega. Su governance, reclutamento e autonomia nella gestione finanziaria siamo al nulla di fatto.

Sembra comunque evitato il rischio, anche grazie alla mobilitazione degli scorsi mesi del mondo della ricerca, che il provvedimento disintegrasse definitivamente gli equilibri del sistema, come si è temuto leggendo le bozze circolate nei mesi scorsi, che, nel tentativo di copiare gli aspetti peggiori della riforma Gelmini dell’università, avrebbero comportato la definitiva precarizzazione del settore e il rischio concreto di licenziare migliaia di lavoratori con contratto a termine.

Permangono in ogni caso, novità tutt’altro che positive nel testo uscito da Palazzo Chigi se verranno confermate le informazioni oggi in nostro possesso. Si ricorderà che una delle maggiori criticità nelle bozze di decreto predisposte negli scorsi mesi era la separazione netta tra il personale tecnico-amministrativo da una parte, ricercatori e tecnologi dall’altra, risultato evidentemente della scarsa conoscenza da parte degli estensori del funzionamento degli enti, in cui il ruolo del personale tecnico e amministrativo è essenziale nelle attività di ricerca. A quanto sembra, si continua a dividere le sorti del personale di ricerca. La chiave per aumentare le posizioni da ricercatore del ministro Giannini sembra essere nella versione finale del decreto, quella di imporre un limite, il 30% delle spese per il personale, alla possibilità di assumere tecnici e amministrativi. Dunque si sottrae capacità di autodeterminare persino i fabbisogni alle amministrazioni degli Enti, alterando retroattivamente la programmazione delle attività già in svolgimento e mettendo simmetricamente in pericolo alcune migliaia di tecnici precari il cui apporto è fondamentale per lo svolgimento dei processi di Ricerca.

Il mondo della ricerca ha bisogno di un decreto legislativo che sia di reale aiuto per le attività correnti di enti importanti per lo sviluppo del Paese. Da qui a novembre quando sarà completato l’iter approvativo con il relativo passaggio nelle commissioni parlamentari competenti, la FLC CGIL si aspetta che siano presenti e ampliate nel provvedimento le norme utili per gli enti, verso una maggiore omogeneità del settore, una più forte autonomia e una reale semplificazione delle regole, non solo per quanto riguarda il reclutamento. Ci aspettiamo poi, che quanto di buono abbiamo letto nelle bozze dei mesi scorsi sia presenti nel testo finale .

Ciò è necessario ma lo è ancora di più che la prossima legge finanziaria preveda risorse aggiuntive per aumentare i fondi ordinari degli enti di ricerca, per stabilizzare i precari e assumere nuovo personale di ricerca. Serve un investimento straordinario dello stato nella ricerca pubblica altrimenti il resto sono solo piccoli aggiustamenti nella migliore delle ipotesi.

Ci riserviamo nei prossimi giorni, una volta recepito il testo ufficiale, una valutazione politica e tecnica approfondita del provvedimento anche in vista d

Terremoto nel Centro Italia: la campanella non suonerà

Il fortissimo sisma che nei giorni scorsi ha scosso l’Italia ha distrutto molti paesi. Ad Amatrice crollata la scuola Romolo Capranica.

26/08/2016

E’ calata la notte ed è successo di nuovo. Il 24 agosto scorso, alle ore 3.36 un fortissimo terremoto di magnitudo 6.0 con epicentro Accumoli (Rieti) ha devastato il Centro Italia. La seconda scossa, violentissima, si è abbattuta poco dopo, alle 4.30 spazzando via Amatrice,Pescara del Tronto e Arquata del Tronto.

Piccoli borghi, con una densità abitativa bassa. La speranza a cui tutti si erano aggrappati era proprio questa. Piccoli borghi, sì, ma bellissimi. Con un turismo culinario, ad Amatrice in particolare, non indifferente. Piccoli borghi in cui romani ed ascolani, ma non solo, si riversavano proprio d’estate, in cerca di pace e silenzio. Borghi che adesso non esistono più.

Come castelli sulla sabbia case, chiese, scuole si sono sbriciolate in pochi attimi, lasciando pochissimo tempo agli abitanti per mettersi in salvo. Si teme infatti che il bilancio, in continuo aggiornamento, possa essere anche peggiore di quello del sisma aquilano del 2009, dove persero la vita 309 persone.

Il momento delle polemiche non è certo adesso. Ora è il momento del silenzio e del dolore. Ma all’assistere, ancora una volta, dopo anni ed anni di tragedie tutte uguali, ad una catastrofe simile, non possiamo non chiederci come sia stato possibile. Tralasciando l’immagine di un borgo medievale, che esiste praticamente da sempre: c’erano dei palazzi nuovi, alcuni ristrutturati da poco. Quelli non dovevano subire la stessa sorte. La scuola Romolo Capranica ad Amatrice(che ospita diversi ordini e gradi, dalle scuole d’infanzia alle medie) era stata inaugurata il 13 settembre 2012 dopo alcuni lavori di ristrutturazione che avevano riguardato anche l’adeguamento della vulnerabilità sismica. Una scuola di cui non è rimasto praticamente più nulla: dopo quei 142 secondi è solo un edificio sventrato, la parte sinistra è completamente crollata. Nella memoria di tanti resteranno le immagini dell’ex maestra giunta da un paese vicino, addolorata alla vista dell’istituto scolastico che non c’è più: “ho pensato ai miei alunni, qualcuno l’ho trovato, qualcuno no”, ha detto con la voce rotta dal pianto la docente devastata dal dolore. Perché quel crollo non ci sarebbe dovuto essere.

Eppure c’è stato. E al di là delle motivazioni, su cui la procura di Rieti aprirà un’inchiesta per disastro colposo, quello che è certo è che tra meno di un mese per molti alunni la campanella non suonerà. E chissà per quanto tempo non ci sarà un vero “primo giorno di scuola”. Mettere in sicurezza l’Italia, a cominciare dalle scuole, deve essere la priorità. Ma anche garantire un avvio d’anno scolastico per tutti i bambini delle zone colpite, dovrà essere un serio passaggio da affrontare in brevi tempi. Anche questo potrà significare restituire un po’ di normalità ad alunni e genitori che stanno vivendo l’incubo di aver perso tutta la loro vita.

Ora è anche il tempo della solidarietà, ampia e diffusa attraversa il paese da nord a sud. Il sindacato, i lavoratori, faranno la loro parte: CGIL, CISL e UIL stanno avviando una raccolta di fondi. FLC, CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams, come in altre occasioni, si stanno attivando per una raccolta fondi fra i lavoratori della scuola per contribuire in particolare alla ricostruzione degli edifici scolastici e per alleviare il grande disagio di un difficile avvio di anno scolastico.

Raggiunto l’accordo per i nuovi comparti ed aree di contrattazione del pubblico impiego

Aran e Sindacati hanno firmato l’Ipotesi di accordo quadro nazionale che ridefinisce i nuovi comparti e le nuove aree di contrattazione del pubblico impiego.

L’accordo – che è stato firmato dalla gran parte delle confederazioni sindacali presenti al tavolo – conclude la trattativa avviata qualche mese fa, a seguito degli indirizzi impartiti all’Aran dal Governo e dai Comitati di settore delle Regioni e delle Autonomie locali.

E’ un accordo importante che introduce cambiamenti rilevanti nell’assetto del sistema contrattuale pubblico.

I comparti di contrattazione passano da 11 a 4, in linea con la norma di legge che pone un tetto massimo di quattro al numero dei comparti (art. 40, comma 2 del decreto legislativo n. 165 del 2001). Si realizza pertanto un significativo accorpamento degli ambiti sui quali si svolgeranno le trattative per i rinnovi contrattuali nazionali.

I nuovi comparti sono:

–      Funzioni centrali, nel quale confluiscono gli attuali comparti Ministeri, Agenzie fiscali, Enti pubblici non economici, Enti di cui all’art. 70 del d.lgs. n. 165/2001 (in particolare: Enac, Cnel);

–      Funzioni Locali, che conserva il perimetro dell’attuale comparto Regioni-autonomie locali;

–      Istruzione e ricerca, nel quale sono compresi gli attuali comparti Scuola, Accademie e conservatori, Università, Enti pubblici di ricerca, Enti di cui all’art. 70 del d.lgs. n. 165/2001 (in particolare, Agenzia spaziale italiana);

–      Sanità, che non muta sostanzialmente la sua fisionomia, ricomprendendo gli enti ed aziende dell’attuale comparto Sanità.

Il comparto Funzioni centrali conterà circa 247.000 occupati; il comparto Funzioni locali, 457.000; il comparto Istruzione e ricerca, 1.111.000; il comparto Sanità, 531.000 (dati riferiti al 2014, Elaborazione Aran su dati conto annuale RGS).

In stretto collegamento con i quattro comparti, l’Accordo ha anche operato una ridefinizione delle aree dirigenziali, cioè degli ambiti sui quali saranno negoziati gli specifici accordi riguardanti la dirigenza pubblica.

Le nuove aree dirigenziali sono:

–       Area delle Funzioni centrali, comprendente i dirigenti delle amministrazioni che confluiscono nel comparto Funzione centrali, cui si aggiungono i professionisti e i medici degli enti pubblici non economici;

–       Area delle Funzioni locali, nel quale trovano collocazione i dirigenti degli enti del comparto Funzioni locali; i dirigenti amministrativi, tecnici e professionali degli enti ed aziende del comparto Sanità; i segretari comunali e provinciali;

–       Area dell’Istruzione e della ricerca, comprendente i dirigenti del comparto Istruzione e ricerca;

–       Area della Sanità, all’interno del quale sono collocati i dirigenti degli enti ed aziende del comparto Sanità, ad eccezione dei dirigenti amministrativi, tecnici e professionali.

Le nuove aree dirigenziali avranno queste dimensioni: circa 6.800 occupati nell’area delle Funzioni centrali; 15.300 nell’area delle Funzioni locali; 7.700 nell’area Istruzione e ricerca; 126.800 nell’area della Sanità (dati riferiti al 2014, Elaborazione Aran su dati conto annuale RGS).

L’accordo ha inteso semplificare l’assetto attuale, ma salvaguardando talune differenze che caratterizzano il sistema amministrativo italiano. In tale ottica, è stata mantenuta la distinzione tra PA centrale e PA regionale e locale e si è tenuto conto, in special modo con riferimento alle aree dirigenziali, del nuovo profilo dell’organizzazione amministrativa, disegnato nell’ambito della riforma della pubblica amministrazione, recentemente varata dal Governo.

Per accompagnare la transizione al nuovo assetto contrattuale, le parti hanno stabilito una breve finestra temporale all’interno della quale i sindacati potranno realizzare processi di aggregazione o fusione. Si tratta di una previsione che intende agevolare il percorso verso il nuovo assetto della rappresentatività sindacale del pubblico impiego.

 

Roma, 5 aprile 2016

Accordo decentrato sull’orario di lavoro dell’Istituto di Chimica dei Composti Organici (ICCOM)

Il giorno 01 APRILE 2016 alle ore 9:30 presso la sede dell’Area di Ricerca CNR di Bari Via G. Amendola 122/D, ha avuto luogo la sottoscrizione dell’accordo sulla rimodulazione e rilevazione dell’orario di lavoro dell’Istituto di Chimica dei Composti Organici (ICCOM) sede di Bari c/o Il Dipartimento di Chimica UNIBA, tra il Direttore Dr. Maurizio Peruzzini, ed i rappresentanti delle sotto elencate Organizzazioni Sindacali (OO.SS) e le Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU).

Firmato l’accordo sui comparti: ora si devono rinnovare i contratti.

Nella giornata di oggi è stato siglato all’ARAN l’accordo sulla riduzione dei comparti di contrattazione del pubblico impiego.

I settori della conoscenza, scuola, università, ricerca e AFAM, insieme nel comparto “Istruzione e Ricerca”.

Gli altri tre comparti previsti: funzioni centrali, funzioni locali, sanità.

Trasmissione Direttiva Contributo asili nido Anno educativo: 2013/2014.

Si rende noto che è stata pubblicata la Circolare n. 16/2015 relativa a: “Trasmissione Direttiva Contributo asili nido Anno educativo: 2013/2014”.

E’ possibile visualizzare e/o scaricare la circolare ed i relativi allegati accedendo dal sito web del CNR, alla sezione “I Servizi => Utilità => Circolari e Direttive del CNR => Circolari”, oppure seguendo il link http://www.urp.cnr.it/documenti.php .

La circolare è pubblicata inoltre nell’Albo elettronico per la diramazione interna.

Per eventuali informazioni e chiarimenti è possibile contattare:

Dr.ssa Carla Croce

Sig. Roberto Tirillo’

Sig.ra Angela Minieri

Sig.ra Roberta De Santis

Sig. Luca Ferri

email: benefici@cnr.it

Direzione Generale

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cid:image003.jpg@01CA58A6.21C5B160Consiglio Nazionale delle Ricerche

Bozze dei regolamenti del personale e di contabilità del CNR.

Care/i colleghe/i,
in allegato trovate le bozze dei regolamenti del personale e di contabilità.
Il Presidente e il Direttore Generale, hanno deciso di concedere altro tempo per inviare eventuali commenti e osservazioni, da parte delle OO.SS.
Vi prego quindi. di fare eventuali osservazioni e proposte, inviandole ai Vostri riferimenti sindacali e/o a noi RSU.
cordiali saluti
Il Coordinatore RSU – CNR di Bari
Gioacchino Carella

Bozza – REGOLAMENTO CONTAB E FINANZA

Bozza – REGOLAMENTO PERSONALE